Io e Bacco
Io e Bacco: dopo tanti anni è un sodalizio collaudato, uno stile di vita, una sguardo preciso sul mondo.
L’idea di fondo e gli inizi
L’idea di trasferirmi dalla grande città ad una dimensione di vita più verde e vicina alla natura mi apparteneva dall’infanzia. Sono stata una bambina cresciuta a metà tra la tenuta agricola dei nonni, con grandi spazi aperti. Dall’altra parte c’era la dimensione cittadina fatta di spazi ridotti, compensata dalla quantità esorbitante di servizi che offriva Milano negli anni ’60. Le camminate in campagna, dove la vista spazia oltre l’orizzonte sono ancora il ricordo più vicino all’idea di felicità, impresso nella mia mente.
Lasciare la grande città intorno al mio 30mo anno di vita, ha segnato il resto della storia. Altra pagina, altra vita, altri amici, nuove scelte. Mi trovavo in un momento di pausa professionale, quando si affacciò la proposta di collaborare in estate per la locale enoteca. Eravamo alla fine degli anni ’90: il momento in cui il vino si apriva al consumatore in un nuovo ambiente dopo avere abbandonato l’osteria cupa dei miei ricordi infantili. Un locale fatto di vino sfuso economico e uomini anziani che giocavano a carte in un luogo fumoso.
Dal retail all’export
L’enoteca, dove mi trovai a collaborare, aveva in realtà una precisa ambizione: fare evolvere nella mente del cliente finale il punto vendita aziendale della locale cooperativa vinicola in un luogo accogliente, dove il cliente potesse anche degustare le diverse tipologie di vino locale e decidere in questo modo i propri acquisti. La sua ubicazione su una strada di grande transito e la vista sul lago di Garda ne decretarono il successo immediato. Ed io cominciai a capire che non avevo a che fare un prodotto normale, ma all’inizio era solo un’intuizione. Lui è silenzioso e paziente; i suoi tempi si misurano in annate.
La vendita di vino all’export diventò in seguito la mia professione, anche grazie ai corsi che iniziai a frequentare, e alla pratica in cantina all’export e al pubblico. Con il tempo mi resi conto di avere a che fare con qualcosa di molto diverso da un prodotto commerciale. Frequentando fiere del vino in diversi luoghi d’Europa e del mondo capii che la bevanda era dotata di un potere autonomo, che non a caso, aveva ispirato la mitologia, la letteratura e l’arte nei secoli.
Un tipo protagonista
Lavorando con importatori di vino da tutto il mondo, più che le caratteristiche della bevanda, mi affascinò la sua capacità di conquistare poco a poco, tutti i popoli del mondo, soprattutto coloro che non avevano, un forte legame tradizionale con la produzione e il consumo, come gli orientali. Grazie a lui ho conosciuto luoghi di cui non sapevo l’esistenza e persone dalle lingue e dagli stili di vita più strani.
Insieme alla capacità di conquistare e sedurre, ama far parlare di sé, partecipa a concorsi in ogni lato del mondo e si adatta ad ogni profilo umano. È un tipo decisamente democratico, si fa voler bene da tutti (a volte anche troppo!) e si adatta a tutte le tasche. Per molto tempo è stato considerato una bevanda “da uomini”; come è nel suo stile, recentemente ha smentito anche questo ultimo pregiudizio. Le statistiche confermano che sempre più donne sono consumatrici consapevoli e decidono i propri acquisti di vino, affrancandosi finalmente dal “Al vino ci pensa mio marito/compagno/fratello!” che le ha accompagnate nei decenni.
Innovativo ed eclettico
Non si sceglie di lavorare con il vino. Ad un certo punto ti capita un’opportunità e la cogli. Quasi mai chi inizia ad occuparsi di vino abbandona il settore per dedicarsi ad altro. Una specie di “patto” non scritto sigilla la collaborazione negli anni. Con il tempo sono arrivata a pensare che io non lavoro con il vino, ma è lui che dispone di me per i suoi obiettivi di diffusione e pubbliche relazioni. Per questo dico “io e Bacco”, in un certo senso è un sodalizio, una collaborazione che si sviluppa nel tempo.
Lo stesso succede per molte altre persone e non importa non essere produttori. Lui troverà modo di utilizzare la disponibilità e le competenze come meglio ritiene opportuno, per il target più consono. È una storia che va avanti da secoli, rappresentata spesso nell’arte come figura mitologica. Nella nostra epoca la sua immagine è meno poetica ed è stata sostituita da packaging ed etichette più o meno attraenti, finendo per banalizzarlo un po’. Nella nostra epoca si sta riprendendo i suoi spazi riportando le persone in cantina ed in campagna, per toccare con mano, respirarne il profumo nei luoghi di fermentazione o di affinamento.
Di certo riserverà presto nuove sorprese…
Cheers!
Io e Bacco: dopo tanti anni è un sodalizio collaudato, uno stile di vita, una sguardo preciso sul mondo.
L’idea di fondo e gli inizi
L’idea di trasferirmi dalla grande città ad una dimensione di vita più verde e vicina alla natura mi apparteneva dall’infanzia. Sono stata una bambina cresciuta a metà tra la tenuta agricola dei nonni, con grandi spazi aperti. Dall’altra parte c’era la dimensione cittadina fatta di spazi ridotti, compensata dalla quantità esorbitante di servizi che offriva Milano negli anni ’60. Le camminate in campagna, dove la vista spazia oltre l’orizzonte sono ancora il ricordo più vicino all’idea di felicità, impresso nella mia mente.
Lasciare la grande città intorno al mio 30mo anno di vita, ha segnato il resto della storia. Altra pagina, altra vita, altri amici, nuove scelte. Mi trovavo in un momento di pausa professionale, quando si affacciò la proposta di collaborare in estate per la locale enoteca. Eravamo alla fine degli anni ’90: il momento in cui il vino si apriva al consumatore in un nuovo ambiente dopo avere abbandonato l’osteria cupa dei miei ricordi infantili. Un locale fatto di vino sfuso economico e uomini anziani che giocavano a carte in un luogo fumoso.
Dal retail all’export
L’enoteca, dove mi trovai a collaborare, aveva in realtà una precisa ambizione: fare evolvere nella mente del cliente finale il punto vendita aziendale della locale cooperativa vinicola in un luogo accogliente, dove il cliente potesse anche degustare le diverse tipologie di vino locale e decidere in questo modo i propri acquisti. La sua ubicazione su una strada di grande transito e la vista sul lago di Garda ne decretarono il successo immediato. Ed io cominciai a capire che non avevo a che fare un prodotto normale, ma all’inizio era solo un’intuizione. Lui è silenzioso e paziente; i suoi tempi si misurano in annate.
La vendita di vino all’export diventò in seguito la mia professione, anche grazie ai corsi che iniziai a frequentare, e alla pratica in cantina all’export e al pubblico. Con il tempo mi resi conto di avere a che fare con qualcosa di molto diverso da un prodotto commerciale. Frequentando fiere del vino in diversi luoghi d’Europa e del mondo capii che la bevanda era dotata di un potere autonomo, che non a caso, aveva ispirato la mitologia, la letteratura e l’arte nei secoli.
Un tipo protagonista
Lavorando con importatori di vino da tutto il mondo, più che le caratteristiche della bevanda, mi affascinò la sua capacità di conquistare poco a poco, tutti i popoli del mondo, soprattutto coloro che non avevano, un forte legame tradizionale con la produzione e il consumo, come gli orientali. Grazie a lui ho conosciuto luoghi di cui non sapevo l’esistenza e persone dalle lingue e dagli stili di vita più strani.
Insieme alla capacità di conquistare e sedurre, ama far parlare di sé, partecipa a concorsi in ogni lato del mondo e si adatta ad ogni profilo umano. È un tipo decisamente democratico, si fa voler bene da tutti (a volte anche troppo!) e si adatta a tutte le tasche. Per molto tempo è stato considerato una bevanda “da uomini”; come è nel suo stile, recentemente ha smentito anche questo ultimo pregiudizio. Le statistiche confermano che sempre più donne sono consumatrici consapevoli e decidono i propri acquisti di vino, affrancandosi finalmente dal “Al vino ci pensa mio marito/compagno/fratello!” che le ha accompagnate nei decenni.
Innovativo ed eclettico
Non si sceglie di lavorare con il vino. Ad un certo punto ti capita un’opportunità e la cogli. Quasi mai chi inizia ad occuparsi di vino abbandona il settore per dedicarsi ad altro. Una specie di “patto” non scritto sigilla la collaborazione negli anni. Con il tempo sono arrivata a pensare che io non lavoro con il vino, ma è lui che dispone di me per i suoi obiettivi di diffusione e pubbliche relazioni. Per questo dico “io e Bacco”, in un certo senso è un sodalizio, una collaborazione che si sviluppa nel tempo.
Lo stesso succede per molte altre persone e non importa non essere produttori. Lui troverà modo di utilizzare la disponibilità e le competenze come meglio ritiene opportuno, per il target più consono. È una storia che va avanti da secoli, rappresentata spesso nell’arte come figura mitologica. Nella nostra epoca la sua immagine è meno poetica ed è stata sostituita da packaging ed etichette più o meno attraenti, finendo per banalizzarlo un po’. Nella nostra epoca si sta riprendendo i suoi spazi riportando le persone in cantina ed in campagna, per toccare con mano, respirarne il profumo nei luoghi di fermentazione o di affinamento.
Di certo riserverà presto nuove sorprese…
Cheers!
Post a Comment
Devi essere connesso per inviare un commento.