L’ITALIA MINORE ATTENDE LA SUA SCOPERTA

L’Italia minore attende solo di essere scoperta. Viaggiatori da tutto il mondo sognano di venire in Italia. Le mete più gettonate sono le poche grandi città d’arte, tra cui spicca Venezia. Allo stesso modo, quando si pensa ai vini italiani, si fa riferimento a poche denominazioni d’origine conosciute in tutto il mondo. Il resto della penisola continua a essere sconosciuto ai più.

POCHI MA BUONI

Quando il mondo pensa all’Italia, le immagini delle nostre città più famose affiorano immediatamente nella mente, cartoline inviate da turisti da tutto il mondo nei luoghi più remoti della terra per decenni. Ai nostri giorni, le immagini catturate in ogni istante da milioni di persone hanno sostituito le cartoline. Questi scatti compaiono sui profili “social” dei viaggiatori visibili in tempo reale, nei luoghi più remoti del mondo: Venezia, Roma, Milano, Napoli replicate all’infinito.

OLTRE I BEST SELLER

Accanto a questi “best seller” del turismo internazionale, c’è un secondo Paese parallelo, con un’estensione ben più ampia, che conduce una vita tranquilla e a ritmo lento, ospitando meraviglie sconosciute ai più. Questi luoghi non conoscono il sovraffollamento turistico. Gli ospiti non fanno code chilometriche. Sono benvenuti come cittadini residenti e inseriti nello stesso stile di vita, senza adattare la propria offerta agli standard internazionali.

IL MINORE NON È MENO INTERESSANTE…

L’Italia minore non compare sulle copertine delle riviste di viaggio o nei reportage televisivi internazionali. Città, borghi, paesi, paesaggi che conoscono il turismo come una conseguenza e ne soffrono, ma non ne sono turbati al punto da vederne sconvolti il ​​sistema di valori e le abitudini. Qui sono gli ospiti a inserirsi nel tessuto esistente, non il sistema di servizi turistici ad adattarsi alle aspettative dei viaggiatori.

C’è anche l’Italia minore del vino: dopo aver spaziato tra etichette più o meno blasonate, dove gli immancabili piemontesi spiccano al pari degli irrinunciabili toscani, cosa resta del panorama enologico italiano nell’immaginario dell’appassionato di passaggio? Innanzitutto, la voglia di sorprendersi. Vini di altissima qualità, pressoché sconosciuti, si svelano ai curiosi di ogni nazionalità, spesso ignari di come leggere la carta dei vini e affidati al responsabile di sala per consigli e abbinamenti.

UN ESEMPIO?

Vogliamo fare un esempio? Nell’estremo sud-est della Lombardia, la provincia di Mantova prospera. Il capoluogo non è famoso in tutto il mondo. Chi la visita è spesso appassionato d’arte e vi si reca appositamente per ammirare uno dei capolavori più celebri di Andrea Mantegna: la Camera degli Sposi, all’interno di Palazzo Ducale. Non è certo un viaggio a vuoto: il dipinto, da solo, vale la fatica.

Tuttavia, pianificando con attenzione, diventa chiaro che il Palazzo in questione non è l’unica meta: come per magia, teatri, chiese affrescate e ancora nella provincia attorno ad esso un improbabile santuario a metà strada tra un teatro e una meta di pellegrinaggio. A pochi chilometri di distanza, sulla strada per Parma, sorge Sabbioneta: un “gioiello nascosto” rinascimentale nato grazie all’ambizioso sogno di un uomo che desiderava fortemente una città ideale. E qui mi fermo con gli stimoli storico-artistici.

PARLIAMO DI CIBO

È tempo di parlare di cibo e vino. In un luogo così tranquillo e silenzioso, cosa potrebbe sorprendervi? Qui dovete rilassarvi e iniziare a collocare il contesto: un’intera provincia fatta di terreni pianeggianti e collinari, tra i territori più fertili d’Europa. Ettari ed ettari di campi coltivati ​​principalmente a cereali e soprattutto alla varietà di riso Vialone Nano. Perfetto per la preparazione del risotto, e non solo. La ricetta locale del riso è diversa dal risotto tradizionale. Viene bollito e “condito” con la “salamella” locale. Poi dalle fattorie in grandi quantità finiscono Grana Padano dop e Parmigiano Reggiano dop.

C’è un codice cromatico nella cucina mantovana: l’arancione. Zucca e Melone Mantovano IGP, entrambi prodotti tradizionali, lo interpretano benissimo, integrandosi con altri alimenti. Sono specialità locali: i Tortelli di Zucca, che trovano il loro momento di gloria nel formaggio Padano; la mostarda di pere e mele delicatissima, l’immancabile Torta Sbrisolona.

E VINO

Infine, il vino: la geografia disegna il territorio con vitigni internazionali sulle colline a nord del Lago di Garda. Poi, la vasta pianura padana separa le Colline Moreniche dall’Oltrepò, che offre il Lambrusco Mantovano. Meno conosciuto dei cugini emiliani, sta gradualmente conquistando il suo spazio anche all’estero. La tipologia tradizionale è frizzante e dolce, creando abbinamenti inaspettati per gli amanti del vino. Tuttavia, sono pronti a cambiare idea quando le bollicine bilanciano la dolcezza dei piatti locali.

In quei luoghi che per territorio, mentalità, stile di vita sono quasi più emiliani che lombardi, questo angolo di Lombardia è il luogo più lontano da quella Milano a cui rimanda.

Questo esempio di atteggiamento di basso profilo sulla scena nazionale è piuttosto frequente. Tuttavia, la provincia non è minimamente preoccupata. Se il mondo non li conosce ancora, non è certo un loro problema. E come lei, centinaia di luoghi.

Cheers!

Patrizia Marazzi

Wine Tourism Wine Export